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Gravina:: "La violenza è trasversale" - IL RESTO DEL CARLINO 7/3/25

Immagine del redattore: Teatro La ContradaTeatro La Contrada

Pazza è lo spettacolo che andà in scena presso la sala Bobbio del teatro la Contrada. In questa immagine l'attore Nicola Rignanese. L'uomo è in piedi appoggiato al muro con le braccia conserte. Sguardo di sfida verso lo spettatore, espressione seria e bocca chiusa. Indossa una giacca a quadri beige, camicia bianca a righe e crabatta nera. Background muro con mattoni.
E se la violenza si annidasse dietro le apparenze più rassicuranti? La pièce in scena al teatro Duse.

Amalia Apicella


E se la violenza si annidasse dietro le apparenze più rassicuranti? La pièce in scena al teatro Duse, da stasera a domenica (alle 21, dopodomani alle 16), vuole denunciare proprio il pericolo di rimozione sociale della violenza, psicologica e di genere. Si intitola Pazza il dramma interpretato da Vanessa Gravina e Nicola Rignanese, che si inserisce – anche l’8 marzo, Giornata internazionale dei diritti delle donne – nel dibattito sulla condizione femminile e sulla necessità di contrastare ogni forma di discriminazione e abuso. La storia è di Tom Topor e nel 1987 a portarla sul grande schermo furono Barbra Streisand e Richard Dreyfuss.


La protagonista, Claudia Draper, è una squillo di lusso accusata dell’omicidio di un cliente. Per evitarle il processo, la sua famiglia cerca di farla dichiarare incapace di intendere e di volere, così da poterla internare in un istituto psichiatrico. Claudia, però, rifiuta di accettare l’etichetta e di essere considerata pazza e sceglie di difendersi in tribunale, affidandosi a un avvocato d’ufficio che riconosce la sua lucidità. "Vogliamo portare lo spettatore dentro una famiglia che sembra normale – spiega Coniglio nelle note di regia, che è anche in scena con Davide Lorino, Paola Sambo e Maurizio Zacchigna – per mostrare come la violenza possa annidarsi anche dietro le apparenze più rassicuranti".


Gravina, è un thriller che sfocia nello psicodramma? "Lo definirei un thriller psicologico fortissimo che ruota attorno alla protagonista, figura fuori dal comune, con un disturbo di personalità evidente, ma dotata di grande lucidità e di un’intelligenza finissima. Riesce a prendere in mano la sua vita con grande dignità". Un ruolo difficile? "Molto, ma è anche ironico. Claudia ha veramente poco da perdere, se non il dover dimostrare che non è pazza. È un personaggio che mi ha spogliato di ogni orpello, devo portare sul palco una verità sconcertante. L’attrice che lo interpretò a Broadway nel 1980 vinse tutti i premi, tra cui il Tony Award, l’Oscar del teatro". La difficoltà più grande? "Arrivare a un linguaggio e a una gestualità molto distante da quella che è la recitazione canonica".


C’è una domanda chiave attorno alla quale ruota lo spettacolo: perché ci fa tanta paura vedere la violenza in una famiglia che sembra la nostra? "Aggiungo anche: perché ci fa tanta paura accettare che una ragazza di buona famiglia sia una prostituta? E ancora: perché ci fa paura pensare che dei genitori possano essere altro dalle brave persone che appaiono?". È riuscita a trovare una risposta? "La violenza è trasversale, tutti possono esserne vittime. È molto comodo imporre il silenzio. Far finta di non vedere o che la violenza non possa esistere in certi ambienti benestanti o alto-borghesi". Che rapporto ha con la città? "Mi mette di buon umore. È una città universitaria, piena di stimoli, e con un pubblico molto colto. Stiamo arrivando a Bologna, tra di noi diciamo ‘per la presa del Duse’: sono tre date molto importanti".


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