Barbablù
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di Hattie Naylor
traduzione di Monica Capuani
con Edoardo Frullini
produzione Accademia Perduta/Romagna Teatri
regia di Giulia Paoletti
Barbablù, amante frustrato e figlio non amato, si apre e si confida, entra in scena, morto, poi vivo e infine morto: Edoardo Frullini racconta un delirio senza tempo, una disperata solitudine, in un crescendo di suoni gelidi come la sua vita, da "Hearth of Glass"di Blondie e Philip Glass e "Paradise" di Phebe Cates, fino a "L' Orgasmo" live di Gabriella Zanchi. La violenza di genere, il male oscuro qui e oggi: può il teatro portarci alla conoscenza, alla riflessione? Scrive la regista: "Non si può combattere il male rimuovendone solo l’effetto, non si può annientare la malattia eliminandone il sintomo, non si può abolire la violenza sopprimendone la manifestazione. I numerosi tentativi contro la violenza di genere agiscono, nella maggioranza dei casi, sull’evento e sull’atto che è già stato compiuto o subìto. Barbablù è, invece, il pretesto per dar voce all’esplorazione degli strati più profondi e primordiali di comportamenti e personalità che si trasformano da apparentemente sani a malsani e patologici. Barbablù ha senza dubbio una visione distorta delle relazioni, dei sentimenti,
del sesso. Ma qual è il limite oltre il quale il consentito diventa irrispettoso, violento, illegale? Le donne di Barbablù sono intrinsecamente già vittime. Sono vittime di personalità probabilmente ntroppo fragili, di famiglie in cui la forza femminile è sempre stata assecondata a desideri altrui, di relazioni in cui la dimostrazione del sentimento e del bene era sinonimo di sopportazione e tolleranza, di contesti in cui il senso di inadeguatezza affibbiato loro era considerato normale, di società in cui valutare un essere umano superiore o inferiore rispetto ad un altro è regolare". (Giulia Paoletti)
Psicologico
Teatro Contemporaneo