Ciclope
rêverie per luce, voce e contrabbasso con Valentino Pagliei
il visua artisti alle proiezioni live Goga Mason
All‟inizio dell’episodio incontriamo il narratore e Joe Hynes che si recano alla taverna di Barney Kiernan, dove Hynes ha appuntamento con un uomo che tutti conoscono come Il cittadino: un ultranazionalista che ama visceralmente l’Irlanda e odia tutto ciò che è straniero. Un ciclope, per il suo aspetto imponente, da gigante, che Joyce dipinge con tono pseudo-eroico, ma anche con tratti ironici e fiabeschi. Dalla sua cintura pende una fila di ciottoli marini sui quali sono incise le effigi di eroi ed eroine irlandesi che hanno fatto la storia dell’Irlanda. Oltre alla mole, quello che fa del Cittadino un ciclope è sicuramente il suo punto di vista monoculare. Per lui non esiste altro che l’Irlanda, “Inisafail la bella”, e lo dimostra ricorrendo spesso all’uso della lingua gaelica. Ma ad emergere con forza è la figura del Cittadino, soprattutto quando entra in scena Leopold Bloom, definito dallo stesso «un fottuto massone». Bloom è l‟incarnazione del nemico, dello straniero in patria, rappresentante di quel popolo che ancestralmente è senza nazione: «Ma lei sa cos’è una nazione?» gli chiede JohnWyse Nolan. Bloom appare come straniero anche all’interno della scena narrata: è estraneo al contesto, la taverna che diventa la spelonca del ciclope nazionalista, e lo dimostra con i suoi comportamenti: non beve e, soprattutto, non offre da bere, preferendo un sigaro offertogli da Hynes; non prende parte agli argomenti della discussione se non con qualche frase scontata e fuori contesto: “Porco d’un mondo ci scommetto che se tiri su una pagliuzza da terra e dici a Bloom: Guardi, Bloom. Vede questa pagliuzza? È una pagliuzza.”
Teatro Contemporaneo
Monologo