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Immagine del redattoreTeatro La Contrada

Con "Vola colomba" la città contesa protagonista in tv - IL PICCOLO 25/09/24



Paolo Lughi


Nel documentario "Vola colomba. Trieste 1954", che andrà in onda venerdì 27 settembre su Rai 3 in seconda serata, e che ripercorre le vicende di questo territorio dalla fine della guerra al ritorno all'Italia, l'espressione più pronunciata è "città contesa". Annessa infatti alla Germania dal 1943, occupata nel 1945 per 40 giorni dagli jugoslavi (che per arrivarci prima degli alleati avevano lasciato Lubiana ai nazisti), governata dagli angloamericani fino al 1954, Trieste in quegli anni esprime in massima misura quel ruolo simbolico di città chiave fra Occidente e Oriente, che la fa diventare un agognato feticcio per più nazioni, alimentando le loro opposte mire di possesso (nonostante la progressiva crisi economica). Pare che la frattura fra Tito e Stalin sia nata dal rifiuto di quest'ultimo di assecondare il dittatore jugoslavo nei suoi propositi sul porto giuliano. «Non scatenerò una Terza guerra mondiale per Trieste!», pare abbia esclamato Stalin a Tito.


Proprio all'importanza simbolica di Trieste – ovvero alla sua rappresentazione e alla percezione della città nel mondo – e non solo alla cronaca tormentata del periodo, dedica attenzione questo documentario, attraverso testimonianze, cinegiornali Luce e reportage angloamericani. Prodotto da Venicefilm con Rai Documentari, ideato da Alessandro Centenaro e diretto da Renzo Carbonera, "Vola colomba" prende il titolo dall'omonima canzone di Nilla Pizzi vincitrice a Sanremo nel 1952, dedicata proprio a Trieste per sensibilizzare gli italiani, auspicando che la città «spiccasse il volo verso la madrepatria».


Antesignana della Guerra fredda, quella per Trieste fu in effetti non solo una guerra diplomatica internazionale e una guerriglia nelle strade fra popolazione e polizia inglese (il picco nel 1953 con sei morti). Fu anche una vera e propria guerra mediatica con tutti i mezzi in campo, dalla musica al cinema, dallo sport alla radio, con una certa immagine di città come protagonista.

Come ricorda il documentario, la popolazione italiana di Trieste e dell'Istria ascoltava "Radio Venezia Giulia", emittente clandestina che trasmetteva da Venezia. In città arrivavano i massimi "testimonial" della cultura e dello spettacolo occidentali, da Louis Armstrong a Maria Callas, dal direttore d'orchestra von Karajan al pianista Rubinstein, da Gassman a Totò. Nelle balere si ballava il boogie-woogie e nei prati si giocava a baseball. Nella Trieste alleata vivevano Tiberio Mitri e Fulvia Franco, coppia simbolo dell'italianità. Poi c'erano i film di propaganda girati qui come "Inganno" (1952), sul corpo di polizia femminile per la vigilanza sulla prostituzione, dove in un night vediamo cantare proprio Nilla Pizzi (nello stesso anno di "Vola colomba"). In città c'erano 24 sale cinematografiche e c'era il cineclub più moderno d'Italia, il Cca curato da Cosulich e Kezich. È in questo periodo che la città diventa quel luogo di (auto)rappresentazione e di spettacolo, che avrà esempi successivi nei Festival della Fantascienza e dell'Operetta.

Testimoni di allora in "Vola colomba" sono l'esule istriana Italia Giacca e il telecronista friulano Bruno Pizzul. Commentano i fatti storici Paolo Mieli e Toni Capuozzo. Quest'ultimo, classe 1948, figlio di una triestina e di un poliziotto napoletano, si commuove ricordando il questore Giovanni Palatucci, che lavorava col padre e che aveva salvato migliaia di ebrei. Imprigionato non alla Risiera ma al Coroneo, Palatucci morirà a Dachau pochi giorni prima della Liberazione. —


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