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Intervista all’attrice romana Silvia Gallerano, in scena al teatro Orazio Bobbio con “L'Assagiatrice di Hitler” - TRIESTEALLNEWS.IT 15/1/25

Immagine del redattore: Teatro La ContradaTeatro La Contrada

Silvia Gallerano e Alessia Giangiuliani interpretano la parte delle donne che assaggiano cibi per conto del dittatore Hitler, nello spettacolo L'Assaggiatrice di Hitler in scena al Teatro Bobbio de La Contrada di Trieste.
Nello spettacolo viene raccontata la storia di Rosa Sauer, una donna fragile e incapace di reagire, che diventerà la assaggiatrice di Hitler.

L’attrice romana Silvia Gallerano è, assieme ad Alessia Giangiuliani (dirette da Sandro Mabellini), l’interprete de “L’Assaggiatrice di Hitler”, in scena venerdì 17 gennaio al teatro Orazio Bobbio. Dopo il debutto nazionale a Lastra a Signa (Firenze), la produzione teatrale porta in scena l’omonimo romanzo di Rosella Postorino, vincitore del Premio Campiello 2018 e del Prix Jean-Monnet 2019.  Il pubblico triestino avrà dunque l’occasione di assistere a questa prima regionale, un’unica data imperdibile che vedrà protagoniste, in quello che è un viaggio nella coscienza umana ai tempi del nazismo. La storia si ispira alla vita di Margot Wolk, storica assaggiatrice di Adolf Hitler nella caserma di Krausendorf: il Führer, come ben noto, era paranoico e aveva l’ossessione di essere avvelenato, per questo aveva bisogno di qualcuno che assaggiasse per lui il cibo, prima di poterlo mangiare. Nel romanzo di Postorino viene raccontata la storia di Rosa Sauer, una donna fragile e incapace di reagire come molti alle violenze e ai soprusi del periodo nazista. Abbiamo intervistato per l’occasione Silvia Gallerano.


Come vive questo debutto regionale al teatro Bobbio di Trieste?

Non è solo un debutto regionale, è proprio la prima volta che usciamo dal luogo in cui l’abbiamo prodotto. È la prima volta che incontriamo un pubblico diverso da quello che ci ha accolto e quando uno spettacolo inizia il suo viaggio c’è da vedere che succede, se parla solo alle persone che l’hanno immaginato e lo vedono la prima volta oppure se ci sono risonanze diverse nei luoghi in cui si va. Trieste è una città molto bella, mi piace tanto.


Cosa rappresenta per te l’Assaggiatrice di Hitler?

Un viaggio nella comprensione dell’umanità delle persone che hanno vissuto la tragedia del nazismo e della guerra, la storia del nazismo ci viene raccontata da quando siamo bambini, sono stati scritti tanti libri, fatti tanti film e diventa quasi qualcosa di distante che non è successo a noi. Questa è una storia personale, ci si mette nei panni di qualcuno che ha vissuto quell’epoca e ci si fa delle domande, sarei stata complice o mi sarei ribellata? È un viaggio che permette di aprire queste domande.


Come è nata l’idea di metterlo in scena?

È nata dal regista, dal suo grande amore per la scrittura di Rosella Postorino con cui aveva già collaborato per mettere in scena il suo testo “Tu non sei il tuo lavoro” e poi ha voluto mettere in scena anche un suo romanzo. Con me ci sarà sul palco Alessia Giangiuliani che ama molto la sua scrittura dunque ci siamo uniti attorno ad un progetto che piaceva a tutti.


Quale sarà la tua interpretazione sul palco?

Particolare, siamo in due in scena. Non abbiamo una distinzione di personaggi, raccontiamo tutta la storia del romanzo, interpretiamo entrambe Rosa, la protagonista, e diamo voce a tutti gli altri. L’ effetto è strano, come uno sdoppiamento della figura che è se stessa ma anche tutte la altre assaggiatrici. È tipo staccata dal proprio corpo, non è una interpretazione classica di un personaggio ma di tutta la storia, è il viaggio di questa donna e noi prendiamo la parte diversa che serve per raccontare il suo viaggio.


Lei e Alessia Giangiuliani interpretate tutti i personaggi, quali sono state le difficoltà maggiori nel farlo?

Sicuramente la difficoltà maggiore per me continua ad essere quella di interpretare l’amante di Rosa, tenente nazista, ricordando sempre che queste persone che hanno fatto molto male erano esseri umani. Interpretare un nazista uomo, raccontare la sua crudeltà senza farlo diventare più buono o il mostro che ghigna.


Quali sono secondo te i punti di forza di questo spettacolo?

I punti di forza sono l’idea di una narrazione prismatica, spezzettata che arriva da punti diversi: c’è la storia, ci sono le immagini e le sensazioni e si viene avvolti da un turbine. La storia è apparentemente lineare ma anche emotiva.


Di fascismo si parla ancora molto, il tema è ancora fortemente attuale. Che ruolo gioca il teatro in questo contesto? È capace di smuovere le coscienze?

Come ti dicevo è capace di farci fare delle domande, un tema ricorrente nel romanzo è la domanda sulla complicità. In uno stato dittatore l’Io dove si pone? Quanto è complice l’inerzia? È una domanda attuale sull’umanità e sull’essere cittadini, dire la propria e non essere guidati da altri specie se questi tolgono la parola.


Assaggiare il cibo per salvare la vita di un grande criminale nella storia del Novecento. Lei cosa pensa di Hitler?

È proprio questo il paradosso centrale del romanzo, mentre attorno a loro c’era la fame, le assaggiatrici potevano mangiare ma un boccone poteva essere avvelenato.  Uscivano ogni mattina come un esercito pronto a morire con la responsabilità di tenerlo in vita e allora quanto sono complice mentre faccio una cosa innocua come mangiare? Erano complici del regime. Il nodo è questo. Mangiare è una necessità fisiologica alla quale devo piegarmi. È inevitabile. Molto difficile opporsi.


Quali sono i tuoi prossimi impegni?

Riprendo, dopo due mesi di tournee, gli spettacoli che porto in giro come “La merda” e “Svelarsi” che è uno spettacolo di cui faccio la regia ed è per sole donne e poi stiamo costruendo il debutto di un lavoro con Cristian Ceresoli, “La dolorosa”, spettacolo con un coro di bambini che canta contro la guerra. Uno spettacolo cantato che parte dalle storie più conosciute del Vangelo e racconta di una banda di ragazzi che vogliono fare festa e non la guerra.


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