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L'amore di Maximilian e Maša affonda nella storia dei Balcani - IL PICCOLO 12/2/24




Nadia Pastorcich


Una storia d'amore tra Maximilian e Maša che attraversa il tempo e i confini. Giovedì, alle 20.30, fino al 18, va in scena al Teatro Bobbio "Un sogno a Istanbul" di Alberto Bassetti, con la regia di Alessio Pizzech. Maximilian, ingegnere austriaco, viene mandato per lavoro, nel 1997, nei Balcani. Lì incontra Maša, una donna austera e selvaggia, divorziata con due figlie. Tra i due scatta un'attrazione. Ad interpretarli sono gli attori Maddalena Crippa e Maximilian Nisi. Sulla scena anche Mario Incudine e Adriano Giraldi. Scenografia e costumi di Andrea Stanisci, musiche di Mario Incudine, luci Eva Bruno. La produzione è firmata da La Contrada assieme ad Arca Azzurra. Nisi, lo spettacolo è tratto da "La cotogna di Istanbul" di Paolo Rumiz. Lei hai letto il libro? «Sì, è un libro meraviglioso. È una ballata poetica. Si capisce che Rumiz ha fatto una ricerca sulla parola nel desiderio che questa diventi poesia. I versi gli sono venuti spontanei, camminando. Noi abbiamo avuto l'onore di incontrarlo e potergli chiedere alcune cose. Dal libro di Rumiz, Bassetti ha scritto "Un sogno a Istanbul" che ha una scrittura diversa e si concentra sulla storia d'amore tra Maximilian von Altenberg e Maša Dizdarevi?. Il regista Pizzech ha trovato il modo di dire tutto ciò con un narrare, un cantare, un suonare che raccontano un'emozione». C'è pure la canzone della cotogna? «Sì. La musica ha un potere evocativo universale. La cotogna collega il passato al presente. È poesia, nostalgia, dolore. La protagonista canta questa canzone che è una profezia: una cotogna che è in grado di salvare una donna amata, malata; l'innamorato deve trovare questa cotogna magica e la deve portare alla sua innamorata. Ma la trova quando lei è morta. È ciò che vivono i protagonisti dello spettacolo: lui si innamora, lei sparisce, lui la ritrova, ma è malata». Uno spettacolo che ha più piani narrativi... «Esatto. Quando mi hanno chiesto di interpretare Maximilian, mi sono chiesto come fosse possibile raccontare in poco tempo tutte queste cose. Abbiamo studiato per capire innanzitutto quello che è accaduto nei Balcani negli anni '90. Malgrado questi popoli siano vicini a noi, non sappiamo niente della loro vita e con questa disattenzione abbiamo fatto sì che il peggio si realizzasse». Maximilian von Altenberg e Maximilian Nisi: punti in comune? «Siamo occidentali, inoltre Altenberg è razionale e la razionalità credo di averla in comune con lui, così come il desiderio di essere sconvolto. Altenberg prova un'attrazione potente verso la selvaggia e bella Maša. Tornato a Vienna, sperimenta il sentimento della mancanza. La cerca per tre anni fino a quando si ritrovano. Lui figlio di una cultura nazista, lei figlia di un partigiano. Quando lei muore, Altenberg diventa un migrante dell'anima, un migrante come loro, dopo la guerra dei Balcani». Un viaggio nel tempo... «E nelle tradizioni, una riscoperta delle origini. Maša ha un valore simbolico: rappresenta l'Europa. Maximilian, conoscendola, è come se capisse da dove viene. Questo amore riesce a sradicare, a spingere Altenberg a creare una nuova casa». "Un sogno a Istanbul" il 21 febbraio sarà a Cividale, 22 a Grado, 23 a Lignano Sabbiadoro, 26/27 a Bassano, 28 a Abano Terme, 29 a Arzig


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