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La Storia

La Storia

Il Teatro Popolare “La Contrada” nasce a Trieste il 22 aprile 1976, per iniziativa degli attori Orazio Bobbio, Ariella Reggio, Lidia Braico e del regista Francesco Macedonio. L’originaria denominazione di quello che in seguito sarebbe divenuto La Contrada – Teatro Stabile di Trieste, fu suggerita da Ariella Reggio, con l’intendimento di unire tra loro un termine capace di evocare le origini triestine della compagnia e un vocabolo che, in piena sintonia con il concetto di “autogestione” degli anni Settanta, indicasse un teatro che intendeva porsi in alternativa a quello ufficiale.

 

La costituzione della compagnia e l’avvio delle attività artistiche sono, in verità, il punto d’arrivo di un lungo percorso maturato dai fondatori attraverso anni di discussioni, stimoli, progetti. Senza dubbio gioca in favore della nascita della Contrada la comune appartenenza dei quattro fondatori al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, all’interno del quale, da molti anni, svolgevano la loro attività artistica.

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Anni Settanta

Priva di una propria casa, nei primi anni la compagnia svolge un’attività itinerante, spesso ricevendo ospitalità presso la Sala Auditorium. Qui, il 20 maggio 1976, debutta il primo spettacolo, A casa tra un poco, di Roberto Damiani e Claudio Grisancich. Sono i difficili giorni del terremoto, e la sala si riempie a stento. Nonostante ciò, la compagnia non si perde d’animo, e decide di affrontare un territorio artistico al tempo poco esplorato: quello del teatro ragazzi. Nel novembre dello stesso anno va in scena Un teatrino, due carabinieri, tre pulcinella e uno spazzino di Tonino Conte e Lele Luzzati: il successo è completo e la Contrada decide di proseguire su questa linea, allestendo quello che è considerato una pietra miliare nella storia del teatro ragazzi italiano, Marcovaldo di Sergio Liberovici. Lo spettacolo effettua alcune centinaia di repliche in tutta Italia e consente alla Contrada di farsi conoscere quale migliore compagnia del settore. Negli anni successivi il gruppo continua la propria attività alternando il teatro ragazzi con la drammaturgia destinata a un pubblico adulto: vengono presentati con successo numerosi spettacoli, tra i quali Marionette in libertà, Don Chisciotte, La vecchia e la luna e Un sial per Carlotta di Ninì Perno con Sergio Endrigo. Tra il 1978 e il 1980, in collaborazione con il Comune di Muggia, la Contrada organizza le prime tre rassegne “Teatro Ragazzi in piazza”, che costituiscono un’importante vetrina nazionale e internazionale, ma anche un momento di incontro e confronto tra gli operatori del settore.

Anni Ottanta

La svolta nell’attività della Contrada avviene nel novembre del 1982, quando il gruppo, alla ricerca di uno spazio ove rappresentare la nuova produzione per ragazzi – Teatro per fisarmonica di Francesco Macedonio –, prende in affitto l’allora cinema-teatro Cristallo. L’esito positivo dell’esperienza spinge Orazio Bobbio a rinnovare il contratto per organizzare, all’inizio del 1983, la prima rassegna per ragazzi “A teatro in compagnia”. Il successo ottenuto dalla manifestazione convince la Contrada – non senza dubbi e incertezze – a chiedere la gestione del Cristallo, trovando così una sede stabile. Apportate alcune necessarie modifiche alla sala, ci si prepara a un passo importante: la proposta di un cartellone serale per adulti. Il rischio è altro, considerando che in città è già attivo da anni un Teatro stabile, ma Orazio Bobbio decide di tentare la fortuna. Alla prima stagione 1983/1984, aperta da un Recital di Franca Valeri, si abbonano 186 spettatori: un numero esiguo, ma le presenze a teatro aumentano in modo esponenziale, cosicché già alla seconda stagione gli abbonati sono 1983. Da quel momento inizia un fortunato percorso artistico accompagnato dai consensi crescenti di pubblico e critica, che si consolidano nel 1986, quando va in scena uno dei testi-simbolo nella storia della Contrada: Due paia di calze di seta di Vienna di Carpinteri e Faraguna. Con questa commedia – destinata a essere ripresa numerose volte – prende avvio un fortunato sodalizio artistico tra la compagnia e i due autori triestini che, negli anni a seguire, scriveranno numerosi testi di successo: Un biglietto da mille corone (1987), Marinaresca (1988), Co’ ierimo putei… (1989), Sette sedie di paglia di Vienna (1991), Putei e putele (1992), Pronto, mama…? (1993), Locanda Grande (1994) e il più recente Cosa dirà la gente? (2004). A fianco di un percorso artistico dedicato al teatro in lingua triestina, la Contrada, sin dalle prime stagioni, produce spettacoli destinati al circuito nazionale: Tango viennese di Peter Turrini (1984, 1986 e 1993), Un’ora d’amore di Josef Topol (1986), Buon Natale amici miei di Alan Ayckbourn (1987), Vecchio mondo di Aleksej Arbuzov (1988), Storie d’amore di Anton Cechov (1989). Nel 1988 la Contrada riceve dall’allora Ministero per il Turismo e lo Spettacolo il riconoscimento quale Teatro Stabile di produzione a iniziativa privata. Si tratta di un importante traguardo che, se da un lato garantisce alla compagnia i finanziamenti statali, dall’altro impone elevati standard qualitativi e produttivi.

Anni 70
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Anni Novanta

Gli anni a venire sono densi di attività e segnano il raggiungimento di nuovi traguardi, sia per quanto riguarda il numero degli abbonati e l’affluenza totale, sia dal punto di vista delle produzioni e del personale impiegato. Per il circuito nazionale vengono prodotti importanti spettacoli, che segnano la stagione dedicata alla drammaturgia mitteleuropea: Emigranti di Slawomir Mrozek (1991), La panchina di Alexandr Gel’man (1991), Omobono e gli incendiari di Max Frisch (1993), mentre si dà avvio a un nuovo percorso sul teatro brillante, mettendo in scena La presidentessa di Umberto Simonetta (1990). Sul fronte del teatro in lingua triestina, i repertori comici si arricchiscono con la messinscena di un testo drammatico, Un baseto de cuor di Claudio Grisancich (1994). Con la metà degli anni Novanta si assiste a un rinnovamento dei repertori sia in lingua triestina, sia di quelli destinati alle piazze nazionali. Nel primo caso si intraprende un’indagine sul teatro di Angelo Cecchelin, mettendo in scena El mulo Carleto (1996) e El serpente de l’Olimpia (1999), inframmezzati da un allestimento di particolare impatto, Antonio Freno di Ninì Perno e Francesco Macedonio (1997). Sul versante delle produzioni nazionali si apre un percorso sul teatro brillante degli anni Trenta: dopo il fortunato Centocinquanta la gallina canta di Achille Campanile (1994) – che, tra l’altro, segna l’approdo a Trieste del regista Antonio Calenda – vengono messi in scena Non ti conosco più di Aldo De Benedetti (1996) con Lauretta Masiero e Sorelle Materassi da Aldo Palazzeschi (1998) con Masiero, Reggio e Isa Barzizza.

A fianco della Contrada è sorta nel 1998 l’Associazione ”Amici della Contrada”, che si è fatta promotrice di numerose iniziative culturali di successo, tra le quali le Stagioni di ”Teatro a Leggìo”. Nel 2003, infine, si è costituita l’Associazione “la cantina”, che si è fatta da subito promotrice dell’Accademia Teatrale “Città di Trieste”, prima vera e propria scuola di teatro nata nella nostra città, che organizza corsi biennali per la preparazione di giovani attori professionisti.

Anni Duemila

Il 1998 segna l’avvio di una proficua collaborazione con Tullio Kezich. Per la Contrada scrive quattro testi che rappresentano alcuni tra i vertici assoluti della drammaturgia in lingua triestina: L’americano di San Giacomo (1998), Un nido di memorie (2000) e I ragazzi di Trieste (2004) che costituiscono la “Trilogia triestina”, cui si aggiunge L’ultimo carnevàl (2002), splendida riflessione drammaturgica sulla figura di Italo Svevo. Gli anni più vicini a noi segnano un nuovo capitolo nelle proposte artistiche della Contrada. La drammaturgia in lingua triestina si apre a tematiche che affrontano un’indagine all’interno del tessuto sociale di Trieste: Sariandole di Roberto Curci (2006), Vola colomba di Pierluigi Sabatti (2007), Tramachi di Roberto Curci (2008), Remitùr di Ugo Vicic (2009) e Fuori i secondi di Enrico Luttmann (2010). Le produzioni nazionali, infine, si sono rivolte sia a testi di Pino Roveredo (Ballando con Cecilia, 2001; Capriole in salita e Caracreatura, 2009), sia al repertorio anglosassone (Io e Annie di Woody Allen, 2003; Rose di Martin Sherman, 2004; I ragazzi irresistibili di Neil Simon con Johnny Dorelli e Antonio Salines, 2004; Il divo Garry di Noël Coward con Gianfranco Jannuzzo, 2007), alla drammaturgia contemporanea italiana (Italiani si nasce di e con Maurizio Micheli e Tullio Solenghi, 2009), a quella contemporanea francese (Daddy Blues di Bruno Chapelle e Martyne Visciano, con Marco Columbro e Paola Quattrini, 2011), ma anche a un grande classico quale I rusteghi di Carlo Goldoni (2003).

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Nel settembre del 2006 Orazio Bobbio, Presidente della Contrada, scompare prematuramente. Ne raccoglie le redini la moglie, Livia Amabilino, e un anno dopo, per onorare la memoria di Orazio, il Sindaco Roberto Dipiazza fa intitolare il Teatro Cristallo a suo nome.

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Duemiladieci e oltre

Le ultime produzioni hanno visto rinnovarsi il sodalizio con Micheli e Solenghi, adattatori e interpreti de L’apparenza inganna di Francis Veber (2012), un ritorno ai classici con Il sogno di Lisistrata da Aristofane e alla teatrogra a di Noël Coward con Vite private. Un rinnovato interesse per il teatro di Neil Simon ha portato la Contrada ad allestire nel 2013 A piedi nudi nel parco e a proporre per il 2014 una nuova edizione del Prigioniero della Seconda Strada, il testo sicuramente meno leggero nella commediogra a di Simon, ancora oggi di grande attualità. La ricerca di un testo legato alle tematiche della Grande Guerra, molto attuale nell’anno in cui iniziano le celebrazioni del centenario nelle regioni del nordest, porta la Contrada a produrre un testo con un forte sapore musicale, scritturando il celebre trio delle Sorelle Marinetti che affiancano Ariella Reggio in un viaggio a colpi di canzoni d’epoca a cavallo tra le due guerre mondiali. Il successo di questo Sciantose, eccentriche e dive del microfono, presentato in anteprima al Mittelfest di Cividale del Friuli, porta la Contrada a rinsaldare la collaborazione con il trio canoro, producendo il successivo spettacolo delle Sorelle Marinetti, Risate sotto le bombe, commedia ambientata negli anni ‘40, che dà ancora una volta la possibilità ai tre artisti di cimentarsi con il repertorio musicale dell’epoca. Legata invece ad una ricerca di teatro multidisciplinare, che coniughi prosa e danza, è la produzione nazionale Dirty dancing, tratta dall’omonimo celebre film dell’89. L’impianto scenico, che vede coinvolti 22 tra attori e ballerini, obbliga lo spettacolo ad una lunga permanenza di tre mesi al Barclays Teatro Nazionale di Milano. Sul fronte delle nuove produzioni, nel 2015 la Contrada propone un nuovo testo destinato alla tournée nazionale. Ritornando alla drammaturgia di Galceràn, la Contrada porta in scena un testo inedito per i palcoscenici italiani, Cancun, puntando su un quartetto di interpreti d’eccezione: Mariangela D’Abbraccio, Blas Roca Rey, Giancarlo Ratti e Nicoletta Della Corte. Lo spettacolo, che debutta in anteprima estiva al Festival di Borgio Verezzi, è in distribuzione da ottobre 2015 a marzo 2016 e viene ripreso nel 2017 con una nuova eccellente protagonista: Pamela Villoresi. Nella stagione 2016/2017 la Contrada mette in cantiere quattro nuovi progetti. Il primo è Il solito viaggio di Filippo Gili e Matteo Oleotto, che inaugura una nuova collaborazione fra la Contrada e tre grandi interpreti del teatro italiano: Marina Massironi, Roberto Citran e Luisa De Santis, Giancarlo Ratti, già interprete di Cancun e l’attore italo-iraniano Aram Kian, autore di Zoran e il cane di porcellana. Lo spettacolo è diretto da Matteo Oleotto. Il secondo progetto è realizzato invece in coproduzione con il Dramma Italiano di Fiume e vede la partecipazione di Gualtiero Giorgini e Rossana Carretto: Omicidi in pausa pranzo adattato e diretto da Paola Galassi. Come per il precedente lavoro realizzato dalle due compagnie transfrontaliere, Zoran e il cane di porcellana, anche questo spettacolo viene distribuito in due momenti diversi, il primo ad aprile-maggio in Croazia, il secondo a ottobre-novembre in Italia. Il terzo progetto punta ancora alla commedia brillante, reinterpretando in chiave comica un film di Lumet del 1975, Quel pomeriggio di un giorno da cani, che nella trasposizione scenica curata da GianniClementi e interpretata da Corrado Tedeschi diventa Quel pomeriggio di un giorno… da star!. Diretto da Ennio Coltorti lo spettacolo si avvale della partecipazione di Tosca D’Aquino e Augusto Fornari. Un progetto più squisitamente poetico e trasognato è invece la trasposizione sul palcoscenico di Luci della ribalta, capolavoro di Charlie Chaplin che nei teatri italiani ha il volto e la statura di un grande interprete come Antonio Salines, diretto dalla mano delicata di Giuseppe Emiliani. La nuova produzione che la Contrada propone per il circuito nazionale nel 2017 porta invece la prestigiosa firma di Sergio Pierattini: La cena perfetta. La commedia, che rinsalda il sodalizio artistico fra la Contrada e Blas Roca Rey, che ne è il protagonista e porta in scena uno chef in ansia per le sorti del suo ristorante, attorniato a uno strampalato gruppo di colleghi e clienti. La regia è di Nicola Pistoia.

Teatro legato al territorio

Teatro Legato al Territorio

Sin dalla sua origine La Contrada ha riservato una costante e significativa attenzione alla creazione di un nuovo repertorio in lingua dialettale per la valorizzazione dell’identità, della storia e della cultura di Trieste.

Il lavoro svolto in questi anni grazie ad autori come Carpinteri e Faraguna, Tullio Kezich, Francesco Macedonio, Ninì Perno, Roberto Damiani, Claudio Grisancich e altri, ha consentito di dare attuazione ad una effettiva scelta progettuale con il plauso di un pubblico appassionato.

I primi tentativi fatti dal Teatro Stabile del Friuli–Venezia Giulia negli anni Sessanta con la messinscena di testi come Co’ son lontan de ti… di Vladimiro Lisiani, al quale fece seguito la famosa trilogia di Carpinteri e Faraguna Le maldobrie, Noi delle vecchie province e L’Austria era un paese ordinato, sono stati ripresi con continuità dalla Contrada. Testi come A casa tra un poco di Damiani e Grisancich hanno aperto un settore originale e hanno dimostrato come il dialetto triestino, più volte collaudato nel repertorio brillante, fosse un linguaggio fortemente espressivo anche nel versante drammatico.

La risposta che il pubblico nel corso di tutti questi anni ha sempre voluto dare al teatro dialettale – basti ricordare testi pur molto diversi come Sariandole di Roberto Curci e Un baseto de cuor di Claudio Grisancich – conferma la necessità di un programma pluriennale che possa, attraverso l’analisi di tematiche strettamente legate al tessuto culturale di una città così ricca di storia e di letteratura, ribadire la profonda importanza di sostenere lo sviluppo di una tradizione teatrale.

Punto di riferimento per lo sviluppo di una drammaturgia in dialetto deve essere il tessuto culturale e storico della città cui quella tradizione fa capo. Le possibilità offerte in questo senso dalla storia di Trieste sono veramente molte, soprattutto quando si consideri il Novecento, che per la nostra città è stato veramente ricco di avvenimenti di grande consistenza storica, sociale e culturale.

L’immagine di Trieste, inoltre, è fortemente radicata con un’intensa e complessa connotazione positiva in Italia e in Europa: potrebbe essere appunto il prodotto teatrale a fungere da raccordo e da punto di richiamo per le molteplici qualità sottese, grazie alla convergenza insita tra forme di espressività artistiche e alla forza della rappresentazione con la presenza viva e partecipe del pubblico.

Da queste brevi riflessioni è possibile tracciare un percorso drammaturgico che, facendo tesoro di quelle esperienze culturali, storiche e civili maturate dalla città nei suoi momenti cruciali, dia testimonianza del processo storico ma anche della funzione sociale e culturale che il teatro assolve.

LE PRODUZIONI DIALETTALI E LEGATE AL TERRITORIO 1976 – A casa tra un poco di Roberto Damiani e Claudio Grisancich 1981 – Un sial per Carlotta di Ninì Perno 1982 – 1902: I Fuochisti di Luisa Crismani 1986 – Due paia di calze di seta di Vienna di Carpinteri e Faraguna 1987 – Un biglietto da mille corone di Carpinteri e Faraguna 1988 – In mezo a ‘ste disgrazie… el tuo ricordo di Edda Vidiz 1988 – Marinaresca di Carpinteri e Faraguna 1989 – Due paia di calze di seta di Vienna di Carpinteri e Faraguna 1989 – Co’ ierimo putei di Carpinteri e Faraguna 1989 – Grisaglia blù di Sergio Velitti 1990 – Quela sera de febraio… di Francesco Macedonio e Ninì Perno 1991 – Sette sedie di paglia di Vienna di Carpinteri e Faraguna 1992 – Putei e putele di Carpinteri e Faraguna 1992 – Due paia di calze di seta di Vienna di Carpinteri e Faraguna 1993 – Pronto, mama…? di Carpinteri e Faraguna 1994 – Un baseto de cuor di Claudio Grisancich 1994 – Locanda grande di Carpinteri e Faraguna 1995 – Un’Isotta nel giardino di Ninì Perno e Francesco Macedonio 1996 – Galina vecia di Augusto Novelli 1996 – El mulo Carleto di Roberto Damiani da Angelo Cecchelin 1997 – Antonio Freno di Ninì Perno e Francesco Macedonio 1998 – L’americano di San Giacomo di Tullio Kezich 1999 – Alida Valli che nel ’40 iera putela di Claudio Grisancich 1999 – El serpente de l’Olimpia di Roberto Damiani da Cecchelin 2000 – Un nido di memorie di Tullio Kezich 2001 – Due paia di calze di seta di Vienna di Carpinteri e Faraguna 2002 – L’ultimo carnevàl di Tullio Kezich 2003 – Mia fia di Giacinto Gallina 2004 – Cosa dirà la gente? di Carpinteri e Faraguna 2004 – I ragazzi di Trieste di Tullio Kezich 2005 – Zente refada di Giacinto Gallina 2006 – Xe bon l’oio de Dragoseti da Carpinteri e Faraguna 2006 – Sariandole di Roberto Curci 2007 – Vola colomba di Pierluigi Sabatti e Francesco Macedonio 2008 – Tramachi di Roberto Curci 2009 – Remitur di Ugo Vicic e Francesco Macedonio 2010 – Fuori i secondi di Enrico Luttmann 2011 – Svola cicogna di Enrico Luttmann 2012 – Maldobrie di Carpinteri e Faraguna 2013 – Due paia di calze di seta di Vienna di Carpinteri e Faraguna 2014 – Sissi a Miramar di Alessandro Fullin 2015 – Zoran di Andrea Collavino e Aram Kian 2015 – Vipere di Carlo Tolazzi 2016 – Ritorno a Miramar di Alessandro Fullin 2016 – Pronto, mama…? di Carpinteri e Faraguna 2017 – Le Basabanchi di Alessandro Fullin 2018 – Nuovo Cine Swarovsky di Davide Calabrese 2019 – Basabanchi rèpete di Alessandro Fullin 2020 – Ottantena di Davide Calabrese 2021 – Le Sorelle Robespierre di Alessandro Fullin 2022 – Jane Austen Cuguluf di Alessandro Fullin 2023 – La Nona di Roberto Cossa

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