
Annalisa Perini
Un thriller che toglie la maschera di benessere, perfezione, a una famiglia “normale”, alto borghese, e che travolge così dei cliché sulla violenza sulle donne, quelli per cui il male, la paura e il dolore nascosto germoglierebbero soltanto, invece, in determinati contesti sociali. In prima nazionale, stasera alle 20.30, e in replica sino a domenica 23 febbraio, debutta al Teatro Bobbio “Pazza”, di Tom Topor, nuova produzione della Contrada, adattamento di Fabrizio Coniglio, anche alla regia. L'attrice Vanessa Gravina è Claudia Draper, una squillo di lusso che viene accusata dell'omicidio di un anziano diente e rischia una condanna a venticinque anni di carcere. Per salvarla la sua ricca famiglia cerca di farla dichiarare incapace di intendere e di volere, in modo da poterla internare in un istituto psichiatrico. Claudia, però, rifiuta questa strategia. E l'attore Nicola Rignanese interpreta l’avvocato d'ufficio a cui la donna decide di affidarsi. Con loro sul palcoscenico lo stesso Fabrizio Coniglio, Davide Lorino, PaolaSambo e Maurizio Zacchigna. «Tutti i penonaggi sono “forti” - sottolinea Gravina - Molti sono antagonistiche rispecchiano il mondo del dogma, o rappresentano un vero e proprio inferno, che verrà scoperto via via, Claudia e l'avvocato, nella loro pattaglia sono “ folli”, imprevedibili, imperfetti, ma hanno una grande purezza»
“Nuts”, questo il titolo originale del lavoro di Tom Topor, è nato come testo teatrale, il debutto a Broadway nel1960. Nel 1987 è diventato un film di Martin Ritt, con Barbara Streisand e Richard Dreyfuss.
«Ei suoi temi sono attualissimi, oggi tanto più. Attraverso i social, della propria vita reale si può mistificare e nascondere qualsiasi cosa e quella pare essere la realtà percepita. Si resta in superficie. Quanto spesso si sente dire, anche dopo un delitto efferato: “Eppure salutava sempre, pareva che tutto fosse perfetto”. I peggiori demoni, spesso, invece, si nascondono proprio nella cosiddetta “normalità”. Si finge di non vedere? Si ha paura di aprire quella “porta accanto”, che è anche una porta interiore. Claudia, la protagonista, per difendersi, deve aprire le sue».
“Pazza” si snoda come un thriller.
«Con tantissima suspanse. Invita a riflettere sulla condizione femminile e sulla necessità di contrastare ogni forma di violenza e discriminazione. E parla di segreti familiari e della difficoltà di essere compresi e accettati per ciò che si è. Ma, nel suo essere uno spaccato di vita contemporanea, è condito anche da una buona dose di ironia. In generale il teatro è emozione, deve far “sentire”, fare innamorare e ridere, commuovere. Deve rendersi prima di tutto affascinante agli occhi di chi decide di passare dalla poltrona di casa a quella della platea. Ed è coscienza civile del vivere,all’interno di una comunità umana, sociale, affettiva».
Torna a Trieste.
«Quanto sto bene qui! Ho dei ricordi meravigliosi legati a questa città. Il primo fidanzatino, avevo 17 anni, abitava sulla Strada Costiera, poi per lavoro sono tornata tante volte, a teatro e anche con la fiction “Un caso di coscienza” con Sebastiano Somma e la regia di Luigi Perelli. Appena posso vado a Miramare. Abituata a vivere a Roma, quando arriva la bora qui tendo a chiudermi tra la casa e il teatro, ma c'è proprio una piacevolezza di fondo in questa città, con la sua dimensione umana, le sue persone dalla battuta pronta, la sua vivacità, il suo animo aperto, in evoluzione», —
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