Una Trieste viva, autentica e incredibilmente vicina - LA VOCE DEL POPOLO 21/10/25
- Teatro La Contrada

- 21 ott
- Tempo di lettura: 2 min

Rossana Poletti
La pièce, scritta e diretta da Lino Marrazzo, ha inaugurato la stagione teatrale 2025-2026 alla Contrada del capoluogo giuliano.
Alla Contrada di Trieste va in scena il consueto spettacolo in dialetto, che apre la stagione di prosa 2025-2026. "Baruffe" è il titolo della nuova produzione, scritto da Lino Marrazzo e Eva Maver, con la regia dello stesso Marrazzo, che si rifà alle goldoniane "baruffe chiozzotte' Dal 1700 però la storia si trasferisce nella Trieste degli anni '30. Il testo appare un po' troppo semplice nel suo avvio, con una trama più consona alle filodrammatiche, poi prende corpo e lo spettacolo decolla con entrata in scena di uno dei personaggi più significativi della pièce, il provveditore del podesta, ovviamente fascista, ma un po' triestinamente poco rigoroso.
Al centro della vicenda ci sono le schermaglie amorose di due coppie della Città Vecchia, del popolo più semplice e povero, che si rivolgeranno al nostro provveditore per risolvere le loro controversie, a tratti anche violente. Maurizio Zacchigna, attore di consumata esperienza, interpreta l'uomo ligio ai dettami del partito, incarnando però una sensibilità molto diversa dalla virilità e durezza a cui sarebbe tenuto l'uomo del duce. La voce aspra dell'attore cozza con efficacia alla sua propensione a comporre poesie. Una lettera gli imporrà l' allontanamento dal incarico per motivi morali. È omosessuale, una condizione impossibile per l'epoca (nei campi di concentramento tedeschi finirono oltre agli ebrei, anche omosessuali), fuggirà non prima di aver risolto le baruffe amorose dei quattro giovani, Elena Fusu, Enza De Rose, Giacomo Segulia e Omar Giorgio Makhloufi.
Nella storia Ariella Reggio interpreta, con la sua consueta bravura, la parte di una anziana signora che tutti credono faccia il "mestiere", rivelerà alla fine di cucire segretamente documenti negli indumenti di coloro che fuggono dal regime, evelamio i mistero di un gran via vai di uomini Marzia Postogna e Maurizio Repetto sono una coppia che sbarca il lunario con grande difficoltà, lui pescatore tira avanti imprecando contro quelli di Chioggia che gli portano via il pesce, lei rammendando per arrotondare.
Le arie "Adio Citavecia" di Angelo Cecchelin e da "Cabaret" di John Kander e Fred Ebb sottolineano un'epoca che fu catastrofica per l'intera Europa e ancor più per Trieste. Le belle scene ricordano i vecchi fondali del teatro triestino, conservati nel Museo teatrale Schmidl, riprodotti perché non utilizzabili gli originali di carta. Scene e costumi sono firmati da Andrea Stanisci, mentre il disegno luci è di Bruno Guastini. L'affresco di un mondo scomparso srà in scena al teatro Bobbio fino al 26 ottobre.











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